giovedì 27 dicembre 2012

EMERGERE: Nicchie e Mass-Market Innamoramento e Razionalità


Oggi più che mai  è sempre più difficile rimanere radicati allo stesso modello di business per anni e anni.

Nella vita ciascuno di noi tende ad innamorarsi dei propri prodotti, delle proprie competenze e del proprio business cercando di mantenerli per molto tempo. Questo è più che mai sbagliato in questo momento di cambiamenti epocali e di mercati sempre più saturi e difficili.

Gli imprenditori nel mercato moderno cercano delle nicchie in cui emergere con il business che “amano”.


 

Le nicchie, ovvero porzioni di mercato ridotte per via del bisogno di un ristretto numero di persone oppure perché il proprio prodotto  è talmente specifico da essere offerto scarsamente,  possono essere vantaggiose per almeno 3 motivi fondamentali:

-          La quasi totale assenza di concorrenza

-          Lo sviluppo verticale dell’expertise con la conseguenza di riuscire a soddisfare meglio le esigenze del proprio target di clientela

-          Il posizionamento a lungo termine nel mercato con dei prodotti che anche se non richiesti dalla massa hanno comunque una loro domanda

Ma questi pro sono in contrapposizione con il loro ovvio contro:

-          La domanda è per sua natura ridotta

-          In alcuni casi, con lo sviluppo di un’eventuale concorrenza, si potrebbe cedere alla tentazione di differenziare l’offerta creando delle ulteriori sotto-nicchie con il conseguente indebolimento della domanda

-          La costanza nel tempo è contraria al fattore “crescita” in quanto, una volta saturata la nicchia non si ha possibilità di sviluppo.

Queste nicchie non sono destinate a durare nel tempo e non sono sicuramente una fonte inesauribile di risorse.   Ai nostri giorni  il cambiamento da nicchia a mass-market e/o viceversa puo’ essere repentino ed ogni piccolo segnale lanciato dal mercato deve essere percepito e assimilato dagli imprenditori.

Allora bisogna ricercare nuovi modelli e nuove soluzioni. Questi nuovi modelli potrebbero non essere congruenti con il target di clientela che ci si era prefissati.

Occorre quindi uscire dagli schemi dell’”innamoramento” e far si che le competenze del core-business aziendale vengano applicate trasversalmente a segmenti di mercato attigui o affini.

Un esempio di attuazione puo’ essere dato dalle aziende che si occupano di “green economy”. Un’impresa che commercializza in prodotti di bellezza naturali , esenti da sostanze chimiche, nocive potrebbe estendere il proprio campo di attività a quello dei detersivi biologici, dei tessuti organici o quant’altro. 



Bisogna mettere quindi al centro le competenze e non i prodotti, cercando di rosicchiare quote del mercato di massa.

Sviluppare in modo trasversale le competenze significa fare un’attenta analisi ed elaborazione delle stesse, studiare i nuovi settori sia dal punto di vista dei consumi che della domanda, accrescere le conoscenze interne all’azienda con l’opportuna formazione e sfruttare il fenomeno della “coda lunga” a proprio vantaggio offrendo una scelta più ampia e a tratti specializzata per i consumatori.

Utilizzare internet e i social per sfruttare il colpo di coda in modo innovativo oggi si puo’ e si deve.

 
Paola.

martedì 4 dicembre 2012

Approccio competivio ai nuovi mercati ?


Per affrontare i nuovi mercati ci si puo’ basare su un approccio tradizionale competitivo o è opportuno attrezzarsi per nuovi modelli di Business ?

Secondo me non ha più senso basare tutto il proprio business sulla competitività perché tutti sono estremamente interconnessi. Le barriere naturali che prima permettevano di coltivare il proprio orticello di clienti fedeli  da tempo non esistono più e quindi occorre pensare a modelli alternativi e magari più collaborativi.
 


Il vecchio modello di lotta tra competitors per aggiudicarsi una maggiore fetta di domanda all’interno dello stesso settore e dove c’è completa assenza di innovazione non puo’ più funzionare. In questo tipo di mercato della competizione spietata , normalmente identificato con il nome di “oceano rosso” , non esistono più segmenti  per realizzare alti margini di profitto e la concorrenza è sempre più difficile da combattere per  via del fenomeno della “globalizzazione”.

 Occorre quindi che i manager e gli imprenditori imparino a sviluppare un pensiero laterale per l’approccio al mercato e puntino sull’innovazione di valore.  Occorre ricercare quella parte di mercato libera, con magari una struttura differente dalla propria, e con buon senso critico cominciare a esplorare i nuovi territori.


 I non-clienti  molto lontani dal proprio settore, i nuovi spazi di mercato , la nascita delle partnership, il fenomeno social, l’abbattimento delle frontiere comunicative, la variazione delle strategie di consumo della clientela, ormai basata sul “basso costo” oppure “innovativo o di qualità” e quindi di valore, rappresentano le nuove porzioni di mercato dove operare decidendo le nuove regole eventualmente in accordo con altri partner.  Questa nuova strategia, comunemente identificata con il nome di “oceano blu” permetterà quindi di sopravvivere in questo mondo “globale” e soprattutto di creare nuove sinergie per destreggiarsi in mondo competitivo differente.

Il successo non dipende quindi  dalla concorrenza spietata né da costosi budget di marketing e R&S, ma da mosse strategiche brillanti, adatte a un uso sistematico da parte di tutte le imprese siano esse grandi o medio-piccole.

Metodologicamente si tratta di creare la curva di innovazione del valore facendo leva su 4 cardini fondamentali:  eliminare le obsolescenze e le cose di scarso interesse, ridurre i costi di struttura e gestione , migliorare le attività e gli approcci richiesti dal mercato e creare nuovi prodotti/soluzioni.  Solo con l’azione integrata delle quattro leve e grazie alle collaborazioni che possono nascere dalla nuova strategia si ottiene una vera curva di valore positiva.

Emblematico è il caso del Cirque du Soleil che ha saputo “reinventarsi” al punto da diventare per fatturato indiscusso leader di mercato.  Il Cirque du Soleil, in crisi come la gran parte della concorrenza: ha eliminato le star internazionali, i numeri con animali, l’utilizzo di più piste; ha ridotto la struttura ad un solo tendone; ha deciso di migliorarsi aumentando i numeri di divertimento, suspense, musicali;  ha deciso di rivolgersi  ad un nuovo target di clientela, non più solo quella dei bambini e delle famiglie ma anche agli adulti ed ai professionisti pronti a pagare un prezzo più alto per allietarsi di elementi nuovi presi da altri settori come ad esempio il teatro, la danza o l’ambiente musicale.

 

venerdì 9 novembre 2012

Verso un mondo differente

Netmanagers.it è nata con una visione: traghettare le PMI attraverso il guado che le porterà nel nuovo mondo. Oggi noi abbiamo finalmente chiaro non solo perché, e come sia inevitabile questo periodo  in cui tutto sembra in crisi, ma sappiamo anche che non è un periodo passeggero, e tutto dipende dalla velocità con cui l’economia, le persone e la politica, sapranno riorientarsi peimager esistere in modo differente rispetto al passato. Per fare alcuni esempi, siamo in un tratto di autostrada prima di un restringimento di corsie da 3 a 1, dopo ci si muove, ma prima del restringimento è coda ferma; siamo come all’inizio del secolo scorso con la prima e seconda rivoluzione industriale, infatti siamo nella terza rivoluzione industriale. Nel campo dell’informazione stiamo vivendo il periodo del passaggio dal papiro scritto a mano al libro stampato che ha diffuso la cultura tra i popoli, ma siamo ancora analfabeti.image

Se fate attenzione ai segnali, avrete sentito altri che parlano di questo periodo come un momento storico di forte cambiamento e pieno di opportunità, pochi però vi dicono quali sono gli strumenti per sopravvivere al cambiamento. E soprattutto quali sono quelli per vivere nel nuovo mondo in modo nuovo.

Volete alcune indicazioni?

Parlando di aziende: chi sopravviverà nel nuovo mondo?

Noi sappiamo che nel  B2C saranno.

  1. Le aziende del Lusso,
  2. quelle dell’Innovazione e Design
  3. e quelle Low Cost/High Quality.

Siete B2B, accodatevi alla filiera vincente.

Non sapete come affrontare il cambiamento? dovete fare prima di tutto il Check up del business. Potreste  decidere di anticipare la riconversione ad un business differente dei capitali liquidando o avere bisogno di cambiare i processi, la tecnologia e l’approccio alle persone.

Si, ma poi? Noi abbiamo anche gli strumenti per aiutarvi nel cambiamento.

Prima però vi aiutiamo a  comprendere a fondo quali sono le direzioni che potreste intraprendere: filiera Low Cost/High Quality, Innovazione e Design o Lusso?  Ovviamente i costi di riconversione sono più o meno alti partendo da dove siete ora, e i vostri punti di forza e debolezza saranno evidenziati dal Check up.

Una volta decisa la direzione si parte con il progetto di riconversione industriale agendo sui processi con Net Managers, sulla tecnologia con Cloudea e sulle persone con Skilla. Tutto ciò avendo sempre chiara la visione, la bussola.

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Insomma come se ci si allineasse prima di altri al nuovo modello economico. I clienti arriveranno con l’attività di marketing mirata e finalmente la vostra azienda non aspetterà la crescita del PIL ma sarà una di quelle che il PIL lo faranno crescere!!

Sembra tutto semplice detto così, ma qualche investimento bisogna farlo, noi sappiamo anche come e dove trovare i fondi.

Voi dovete solo investire 2 ore per ascoltarci.


www.netmanagers.it

martedì 23 ottobre 2012

200 sviluppatori ad imparare Windows 8

Oggi a Milano è incominciata la 2 giorni dedicata a Windows 8. Prima ancora che la versione definitiva del prodotto sia sul mercato 200 programmatori sono qui ad imparare come utilizzare questo nuovo sistema operativo per fare applicazioni di Business.

Windows developer conference

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E’ un sistema operativo in linea con i tempi, non certo di rottura dal punto di vista dell’innovazione, perché se vogliamo dirla tutta Microsoft è sempre un passo indietro ad Apple e Google, dovendo salvaguardare un installato di tutto rispetto.

E’ però il sistema operativo del futuro a cui anche gli altri si adegueranno perché permette di avere applicazioni che “girano” allo stesso modo su PC, Tablet e Telefono. Questo non era possibile fino ad oggi.

Per chi fa le “apps” è un cambiamento importante nell’approccio, per chi fa applicazioni tradizionali anche.

Non solo più innovazione in mobilità ma anche innovazione sul PC tradizionale, infatti gli hardware con i touch screen stanno uscendo sul mercato e le applicazioni “metro stile” saranno molto probabilmente quelle che ci porteranno un nuovo livello di produttività.

windows 8

Le conferenze di Technical Conference sono nell’area Microsoft le più innovative, organizzate in stile americano con un livello degli speaker molto alto e un ritmo serrato nelle sessioni altre che il tradizionale “breakfast, coffe break and lunch di ottima qualità”

WP_001286Sono conferenze a pagamento e permettono agli organizzatori di ripagarsi approssimativamente dei costi organizzativi.

Chiunque nel settore può diventare sponsor di queste conferenze e sono un ottimo bacino anche per incontrare persone tecniche esperte o interessate che vengono a studiare per alcuni giorni in una sede diversa dal proprio posto di lavoro. Questo favorisce la concentrazione, le relazioni e lo scambio di esperienze.

Giovedì e Venerdì 25 e 26 ottobre nella stessa location ci sarà un’altra importante conferenza dedicata al nuovo Windows Server 2012, un’altra notevole innovazione di Microsoft che apre le porte ai data center Cloud a tutti.

Per quest’ultima ci sono ancora dei posti e dal momento che sono sponsorship manager posso offrirvi dei coupon di sconto. Nel caso vi interessi scrivete a sponsorship.manager@technicalconferences.it indicando “desidero partecipare alla conferenza server con sconto”.

Diffondete anche ai colleghi questa opportunità e non perdete questi eventi formativi.

giovedì 18 ottobre 2012

Il Cloud a Smau 2012 e Office 365

Smau è un appuntamento fisso per gli operatori del settore, e anche quest’anno ci sono a Milano molti visitatori, sia del settore che Tecno-fan che vengono a scoprire le novità. A Smau 2012 si parla molto di “Cloud” e l’interesse delle persone è più alto degli anni precedenti per i prodotti SaaS semplici immediatamente utilizzabili per il proprio lavoro. Office 365, Google apps ma anche qualche novità, come le applicazioni gestionali per piccole aziende e professionisti in formato SaaS di Wolters Kluwer.

Questa forse per noi è la novità più grande. La possibilità che oggi anche uno studio di commercialisti ha di togliere definitivamente i server locali e collegando i Personal Computer ad internet, lavorare nel Cloud.

Le diffidenze sono ancora tante, e spesso non è un problema di costi del servizio, ma di continuità dello stesso a fronte di cadute di banda disponibile e come sempre di percezione della Privacy e sicurezza dei dati.

WP_001252Dico “percezione” perché mentre il tema dei collegamenti ad internet e della velocità di accesso è “oggettivo” il tema della sicurezza e della “privacy” è molto soggettivo. Le certificazioni di sicurezza dei principali operatori ci sono, l’adeguamento alle regole della Privacy Europea anche, ma resta nelle persone la diffidenza nel mettere i propri dati e informazioni “fisicamente” in archivi esterni al proprio.

Questa diffidenza, tipica italiana, frena un po’ in cambiamento ma non è bloccante perché come tutte le novità, dopo che provando e riprovando non succede nulla di negativo, e si possono cogliere i benefici, le persone sicuramente accetteranno alcuni rischi differenti da quelli a cui sono abituati. Dico “rischi” perché sia ad avere i dati nel proprio server in ufficio, sia ad averli nel Cloud i rischi di furto ci sono. Ma il rischio di perdita dei dati nel Cloud è molto inferiore perché l’infrastruttura è gestita a regola d’arte, da operato professionali.

WP_001254Il tema si sposta quindi sulla certificazione e sulla professionalità garantita di chi offre il servizio, ma questo è un altro discorso e vale per qualsiasi acquisto.

Per quanto riguarda Office 365, le sessioni di Microsoft sono molto frequentate, da una audience questa volta maggiormente sbilanciata sulle piccole aziende e sui professionisti, non del settore ICT. segno che l’interesse al servizio si sta diffondendo.

Resta sempre il forte desiderio di capire se questa nuova offerta permette di “evitare” l’acquisto dell’Office da installare sul proprio PC. Purtroppo non esiste ancora un Office Web che abbia tutte le funzionalità dell’Office installato sul PC come non le ha Google Docs.

foto stand ore 9.20 (in seguito ovviamente molto frequentato)

WP_001256La possibilità però di scaricare fino ad un massimo di 5 installazioni di Office Professional Plus 2010 e successivi con una licenza di Office 365 che lo include (E3 da 19€ al mese) permette però dei risparmi notevoli.

Vi invito allo stand dei partner Microsoft dove mi troverete sotto il cappello di Office 365 a fare una chiacchierata con me so come passare al Cloud risparmiando e cogliendo i benefici maggiori con Microsoft.

Quest’anno Microsoft ha delegato ai partner la presenza a SMAU a parte il booth di Office 365 e i convegni su Office 365 in cui parlo e quelli su Windows 8 in cui parlano altri. Sembra una strategia voluta per creare interesse ed enfasi sul lancio di Windows 8 le cui novità ed anteprime sono divulgate altrove. Tutto il resto è già in Cloud!!!? Peccato che proprio in fiera Milano le connessioni internet wifi e gli accessi dalla propria chiavetta o da telefono sono saturi, quindi le paure delle persone sulla poca disponibilità della banda, trovano nella maggiore esposizione del settore ampie conferme!! Questo si che è un autogol.

mercoledì 10 ottobre 2012

Che cos'è questa crisi ? Riflettiamo sul significato e sulla realtà dei fatti


Che cos'è questa crisi ? riflettiamo sul significato e sulla realtà dei fatti  -  di Susanna De Maria

Ormai la parola crisi è la più utilizzata in qualunque contesto e in qualunque situazione e ovunque risuonano correntemente alcuni  interrogativi: quanto durerà la crisi ? si sta intravedendo la luce alla fine del tunnel ? come ci poniamo nei confronti degli altri paesi in crisi ?  Sarà come quella del 2009 e quindi possiamo aspettarci che nel prossimo anno ci sarà un recupero dell’economia ?
Ma vorrei che riflettessimo se davvero si tratta di crisi oppure di qualcosa di profondamente diverso e non completamente percepito.

Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad una vero tracollo industriale e commerciale , ovunque , in qualunque settore e indipendentemente dalla localizzazione geografica.
E’ fortemente aumentato il tasso di disoccupazione soprattutto giovanile, migliaia di contratti a termine non saranno confermati e persino Banche come  INTESA SAN PAOLO  per la prima volta nella storia   non confermerà gli “apprendisti” con contratto triennale, per il prolungamento dell’età pensionabile e quindi con una ingestibilità delle risorse e dei costi complessivi .
Le grandi imprese sono in ginocchio, grandi complessi industriali sono costretti a chiudere per varie motivazioni . il costo troppo altro dell’energia in Italia dovuto all’esosità del costo del carburante dovuto alla eccessiva tassazione, costo  che  tiene lontano gli  investitori esteri, impatto ambientale non gestito, costo del lavoro, tasse, incapacità dei manager di definire strategie e politiche aziendali innovative e alternative, la titubanza ad investire in nuovi prodotti, processi, innovazione.

Nell’era della dipendenza dall’economia globale,   se ci riflettiamo con chiarezza di intenti , forse risulta evidente che non si tratta di una crisi come le alte già vissute nel  passato, che può essere recuperata dalla variabilità  dei mercati :  si tratta di una vera trasformazione sociale ed industriale.
In tutta l’Europa ma in particolare in Italia il mercato dell’auto si è drammaticamente ridotto con un impatto violento sull’indotto e sulle reti commerciali che si ritrovano , nel corso del 2012 , ad una riduzione del fatturato del 40/50 e ricorrono alla cassa integrazione persino i venditori delle concessionari.
Dunque sta cambiando il nostro concetto di mobilità . I produttori di auto puntano su nuovi modelli ibridi, a GPL e presto anche le auto elettriche saranno abbordabili in termini di prezzo.
 Stanno tornando in auge le biciclette , ecologiche e non costose, è aumentato l’utilizzo dei mezzi pubblici.
L’auto si cambia solo se costretti e per la prima volta in decenni è crollato anche il mercato dell’usato.

La necessità di salvaguardare l’ambiente obbliga le imprese a lavorare con nuovi materiali non inquinanti  o riciclabili, ma con aumento dei costi , e quindi devono ricercare altri recuperi ottimizzando le spese.
Il costo del lavoro e la rigidità nella gestione dei contratti, la tassazione più alta d’Europa non stimolano gli investimenti  e lo sviluppo d’Impresa.
Il costo del trasporto su gomma aumentato a causa dell’incredibile costo del carburante,  incide sul costo finale del prodotto e in alcuni casi anche sui trasportatori che sono costretti a ridurre i prezzi per non perdere il lavoro, non coprendo nemmeno più i costi vivi.
Calano i consumi in modo drastico e significativo, e si compra solo il necessario.  Negozi ed attività commerciali stanno chiudendo. Lo vediamo percorrendo le vie cittadine.
E’ l’era dei Coupon , dei buoni sconto, della pizza e del parrucchiere acquistati online con riduzioni fino al 90%. Per potersi ancora permettere, qualche volta, la spesa  futile.
Gli acquisti  vengono fatti  per necessità e non per sfizio o per moda.
Il consumismo che ha caratterizzato la fine del secolo scorso sta lentamente svanendo , come una vecchia foto in bianco e nero tenuta in un cassetto.

Le imprese per sopravvivere devono accettare queste trasformazioni e ripensare la loro mission , ragion d’essere, capacità di reinventarsi usando le competenze e le esperienze,  favorendo la creatività,  lavorando sulle opportunità di innovare e accorpandosi nelle Reti di impresa per valutare come collaborare integrandosi e integrando le conoscenze e i processi aziendali e industriali riducendo i costi .

Dunque forse non è crisi . E’ qualcosa di più serio e definitivo. Ci stiamo profondamente trasformando e prima lo capiamo e ci attrezziamo nei confronti della trasformazione in atto oppure non ci sarà futuro.

martedì 25 settembre 2012

Per Banca D’Italia calo di produttività e innovazione sono collegati….vediamo come

A conferma di quanto scrivo da anni, la Banca d’Italia in questo report denominato “Il gap innovativo del sistema produttivo italiano: radici e possibili rimedi”, offre spunti interessanti, anche se ormai noti.

Cito parte del sommario introduttivo perché qui si evidenziano già molti aspetti che congiuntamente creano il gap di produttività:

“Il ritardo dell’Italia nell’attività innovativa rispetto ai principali paesi industriali risente della frammentazione del sistema produttivo in molte piccole imprese che hanno difficoltà a sostenere i costi elevati insiti nella ricerca e sviluppo e ad assumersene i rischi. Vi si sommano carenze di capitale umano nelle funzioni manageriali e di ricerca e un’eccessiva flessibilità dei rapporti di lavoro che riduce l’incentivo a investire in attività di formazione.”

Frammentazione del sistema produttivo: il tessuto delle aziende è decisamente padronale e spesso famigliare. Molte sono anche grandi ma mantengono una decisa impronta feudale nella gestione, per cui lo spazio dato ai manager, professionisti nella gestione dell’impresa, è minima se non nulla. Le aziende non crescono perché hanno difficoltà a gestire i costi della forza lavoro, quindi mantengono la flessibilità non creando affiliazione, e questo impedisce anche la crescita culturale dell’azienda stessa attraverso le sue persone.

Secondo la definizione proposta dall’OECD nel Manuale di Oslo (OECD, 2005) e adottata dall’Eurostat nella European Community Innovation Survey (CIS), l’innovazione va distinta tra innovazione di prodotto, di processo, di marketing e organizzativa. Il report in realtà fa riferimento solo al tema della ricerca e sviluppo, gli spunti però sono riferibili anche agli altri aspetti dell’innovazione.

Specializzazione settoriale: Nel caso dell’Italia, il ritardo innovativo rispetto agli altri principali paesi europei è imputabile, in parte, a una specializzazione settoriale sbilanciata verso produzioni tradizionali a basso contenuto tecnologico.

La dimensione dell’impresa: Nell’indagine Istat (2010) la probabilità di presenza di un sito web, l’intensità di utilizzo della rete, la diffusione di applicazioni software gestionali avanzate (ERP e CRM), il ricorso agli acquisti e alle vendite on-line crescono all’aumentare della dimensione di impresa. In Italia la dimensione media di impresa è di circa 4 addetti, un dato inferiore non solo alla Germania (13,3) e al Regno Unito (11,1), ma anche alla Francia (5,8) e alla Spagna (5,3). Si tratta di un dato strutturale che non dipende, se non in minima parte, dalla composizione settoriale dell’attività produttiva: come evidenziato nella tavola 7, il nostro paese presenta una dimensione
media inferiore a quella delle altre principali economie europee in quasi tutti i settori manifatturieri. Come mostrato in Banca d’Italia (2010b), lo scarto dimensionale complessivo delle imprese italiane
rispetto alla media della UE-15 è attribuibile quasi esclusivamente alle differenze nella dimensione all’interno dei settori.

Struttura proprietaria e manageriale dell’impresa: Appare plausibile l’ipotesi che le imprese familiari presentino in media un maggiore livello di avversione al rischio, quale conseguenza della sostanziale coincidenza tra patrimonio familiare e di impresa, con effetti negativi su crescita, investimenti, internazionalizzazione e innovazione. Le imprese familiari tendono ad avere una minore propensione a ricorrere a management esterno, anche quando scarseggiano le risorse manageriali all’interno della famiglia proprietaria. Queste caratteristiche, poco penalizzanti in periodi di crescita stabile e regolare, possono costituire uno svantaggio più rilevante quando il sistema economico è soggetto a shock esterni e richiede una forte capacità di innovazione e rinnovamento. Secondo i dati del campione EFIGE, le imprese italiane che fanno capo a una famiglia proprietaria sono l’86 per cento, un dato superiore a quello che si registra in Francia (80 per cento), in Spagna (83) e nel Regno Unito (81), inferiore a quello tedesco (90 per cento). Tra queste imprese, quelle che hanno un amministratore delegato appartenente alla famiglia sono oltre l’80 per cento in Italia e in Germania.

La peculiarità italiana diventa evidente quando si isolano le imprese familiari in cui tutto il management è espressione della famiglia proprietaria: queste sono due terzi in Italia, contro un terzo in Spagna, circa un quarto in Francia e in Germania, soltanto il 10 per cento nel Regno Unito. Per quanto riguarda le pratiche manageriali, l’Italia presenta la percentuale più alta di imprese a gestione “accentrata” (85 per cento) e quella più bassa di imprese che utilizzano sistemi di remunerazione individuale incentivanti (16 per cento).

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La qualità della forza lavoro: sul complesso delle imprese manifatturiere, e prescindendo dalla specializzazione settoriale, l’Italia è, anche per questo indicatore, il paese maggiormente in ritardo con una quota media di laureati pari al 6,5 per cento, 2 punti percentuali in
meno rispetto alla Francia e al Regno Unito, 4 rispetto alla Spagna e quasi 5 rispetto alla Germania.

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In sintesi

La ridotta dimensione aziendale, una struttura manageriale molto incentrata sulla famiglia proprietaria, l’adozione di pratiche gestionali che lasciano relativamente poco spazio alla delega e all’autonomia decisionale, un basso livello di capitale umano sono caratteristiche del sistema produttivo italiano che si associano a una bassa propensione all’innovazione.

Si però come se ne esce? Fin qui la diagnosi e le cause, ma la cura quale potrebbe essere? se ci fosse?

Il report nella seconda parte tratta delle azioni che si dovrebbero attuare per superare il gap descritto, che vanno da azioni sul mercato del lavoro, al sistema finanziario, passando per l’istruzione e la pubblica amministrazione. Lascio a voi la lettura, non credo però che vedremo significativi cambiamenti nei prossimi anni, considerando l’ampiezza delle azioni.

E’ fondamentale però che gli imprenditori prendano coscienza dei problemi presentati e cerchino di superarli nella propria azienda per creare un ambiente produttivo ed innovativo, quindi dalla diagnosi si traggono i veri insegnamenti. Dobbiamo chiederci, la mia azienda è strutturata per innovare?, ha il giusto DNA?, ha le persone e l’organizzazione giusta? e la Formazione? Parliamone….

www.netmanagers.it

lunedì 24 settembre 2012

La formazione tecnica salva le aziende!!

Ogni periodo di crisi è un momento di cambiamento e ogni cambiamento passa prima di tutto attraverso una riqualificazione delle competenze aziendali.

I livelli bassi di produttività che hanno le aziende italiane pagano lo scotto della mancata innovazione tecnologica, ma la stessa innovazione non è possibile se non si investe nelle competenze adeguate.

Tutti utilizzano strumenti di Microsoft per la produttività e il 2012 /13 sono anni di profondo cambiamento anche per i prodotti di questo controverso fornitore di produttività per le organizzazioni. Da Windows 8 a Office  e SharePoint 2013, il panorama delle opportunità di miglioramento anche per le aziende italiane è enorme.

Le competenze però devono essere adeguate all’utilizzo di questi nuovi strumenti. Da qualche anno i principali appuntamenti di studio delle nuove tecnologie di Microsoft passano attraverso le conferenze tecniche e www.technicalconferences.it è il principale organizzatore di queste conferenze.

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Sotto questo marchio si nascondono piccole società di super specialisti che investono almeno il 50% del proprio tempo nell’aggiornamento continuo delle proprie competenze e hanno creato una rete di esperti italiani e internazionali molto vicini a Microsoft e di Microsoft stessa.

Questi super consulenti, lavorano in progetti direttamente con Microsoft o per risolvere i problemi più complessi con i partner di Microsoft per permettere ai clienti di utilizzare al meglio la tecnologia acquistata e aumentare la produttività dei propri processi di business.

Ogni anno le loro competenze sono messe a disposizione attraverso il modello delle conferenze a pagamento che garantiscono un livello di qualità nella formazione unico nel panorama italiano e si collocano nel panorama internazionale delle conferenze tecniche specialistiche.

Partecipare a queste conferenze è per il personale tecnico delle aziende una opportunità di formazione importante e anche una occasione di networking e di conoscenza di pratiche e realizzazioni internazionali interessanti.

Nei prossimi mesi le conferenze saranno tante:

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Ognuna di queste con una caratterizzazione forte sui prodotti di competenza. Ad esempio la prima: Windows Developer Conference sarà dedicata a Windows 8 appena uscito e permetterà di imparare a realizzare soluzioni su questo rivoluzionario sistema operativo.

Io credo che le aziende che vogliono combattere veramente la crisi lo possano fare solamente innovando sui processi di produttività perché solo riducendo il costo di questi processi si possono avere ancora oggi i margini adeguati per crescere in un mondo che sarà diviso i due: da una parte le aziende che producono lusso, hanno pochi clienti e prodotti con prezzi alti perché unici e apprezzati dalle persone più facoltose; dall’altra le aziende che producono prodotti di  qualità adeguata con costi più bassi di altri e possono permettersi di vendere “low cost” .

Sta scomparendo infatti il consumatore della classe media, o meglio si sta ricollocando nelle altre classi, o decisamente benestante o molto attento al budget familiare.

Per sapere di più sulle conferenze di formazione tecnica contattatemi silviof@netmanagers.it

martedì 11 settembre 2012

La formazione tecnica salva le aziende!!

Ogni periodo di crisi è un momento di cambiamento e ogni cambiamento passa prima di tutto attraverso una riqualificazione delle competenze aziendali.

I livelli bassi di produttività che hanno le aziende italiane pagano lo scotto della mancata innovazione tecnologica, ma la stessa innovazione non è possibile se non si investe nelle competenze adeguate.

Tutti utilizzano strumenti di Microsoft per la produttività e il 2012 /13 sono anni di profondo cambiamento anche per i prodotti di questo controverso fornitore di produttività per le organizzazioni. Da Windows 8 a Office  e SharePoint 2013, il panorama delle opportunità di miglioramento anche per le aziende italiane è enorme.

Le competenze però devono essere adeguate all’utilizzo di questi nuovi strumenti. Da qualche anno i principali appuntamenti di studio delle nuove tecnologie di Microsoft passano attraverso le conferenze tecniche e www.technicalconferences.it è il principale organizzatore di queste conferenze.

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Sotto questo marchio si nascondono piccole società di super specialisti che investono almeno il 50% del proprio tempo nell’aggiornamento continuo delle proprie competenze e hanno creato una rete di esperti italiani e internazionali molto vicini a Microsoft e di Microsoft stessa.

Questi super consulenti, lavorano in progetti direttamente con Microsoft o per risolvere i problemi più complessi con i partner di Microsoft per permettere ai clienti di utilizzare al meglio la tecnologia acquistata e aumentare la produttività dei propri processi di business.

Ogni anno le loro competenze sono messe a disposizione attraverso il modello delle conferenze a pagamento che garantiscono un livello di qualità nella formazione unico nel panorama italiano e si collocano nel panorama internazionale delle conferenze tecniche specialistiche.

Partecipare a queste conferenze è per il personale tecnico delle aziende una opportunità di formazione importante e anche una occasione di networking e di conoscenza di pratiche e realizzazioni internazionali interessanti.

Nei prossimi mesi le conferenze saranno tante:

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Ognuna di queste con una caratterizzazione forte sui prodotti di competenza. Ad esempio la prima: Windows Developer Conference sarà dedicata a Windows 8 appena uscito e permetterà di imparare a realizzare soluzioni su questo rivoluzionario sistema operativo.

Io credo che le aziende che vogliono combattere veramente la crisi lo possano fare solamente innovando sui processi di produttività perché solo riducendo il costo di questi processi si possono avere ancora oggi i margini adeguati per crescere in un mondo che sarà diviso i due: da una parte le aziende che producono lusso, hanno pochi clienti e prodotti con prezzi alti perché unici e apprezzati dalle persone più facoltose; dall’altra le aziende che producono prodotti di  qualità adeguata con costi più bassi di altri e possono permettersi di vendere “low cost” .

Sta scomparendo infatti il consumatore della classe media, o meglio si sta ricollocando nelle altre classi, o decisamente benestante o molto attento al budget familiare.

Per sapere di più sulle conferenze di formazione tecnica contattatemi silviof@netmanagers.it

lunedì 10 settembre 2012

Il lavoro c’è se cambiano le competenze

Nel mondo Linkedin ha estrapolato i dati sull’occupazione per rivelare che in percentuale la crescita ha premiato soprattutto l’industria delle energie rinnovabili, in aumento del 49,2%, Internet del 24,6%, l’online publishing del 24,3% e l’e-learning del 15,9%. Dall’altra parte del grafico, preceduti dal segno negativo, ci sono i quotidiani (-28,4%), seguiti dal retail che cala del 15,5%, i materiali da costruzioni che scendono del 14,2% e l’automotive sotto del 12,8%. Management consulting, medical device, computer games hanno linee di crescita che puntano con decisione verso l’alto.

Interessante anche questo articolo del Sole 24 Ore che cita da una ricerca di IDC (scaricabile) 80.000 posti di lavoro in Italia e 13,8 Milioni nel mondo grazie al Cloud Computing entro il 2015. In quanto a distribuzione invece le PMI superano le grandi aziende questa volta.

In effetti il Cloud Computing è solo una delle aree dove le competenze si focalizzeranno nel futuro, ma tutto il mondo digitale sta portando ad una riconversione di competenze importante e necessaria dopo ogni crisi.

Il problema è che queste crisi nessuno la voleva ma sono inevitabilmente collegate al modello di crescita che la nostra economia ci impone. E la nostra economia è nata da teorie graficoche sono intrinsecamente sbagliate perché “forzano” crescita continua basata sul consumismo, mentre altre teorie non prevalenti ma molto più “umane” considerano che le necessità importanti da soddisfare non sono solo la creazione di ricchezza e benessere economico ma anche gli aspetti interiori dell’uomo, quindi rispetto alle montagne russe in cui viviamo prediligono un modello economico sostenibile con i ritmi della natura.

Per approfondire il tema dei ritmi temporali è da leggere il libro “Le guerre del Tempo” di Jeremy Rifkin. Invece per capire meglio la dinamica di quello che sta succedendo anche nel mondo del lavoro bisognerebbe avere avuto la fortuna di leggere un articolo apparso 2 anni fa, un po’ prima della crisi su  www.usemlab.com che dava presagi funesti già nel 2007 e non ha mai sbagliato nelle previsioni macroeconomiche anche perché si basa su un modello molto più attuale, anche se nato ai primi del 1.900 dalla scuola austriaca, di quello Keynesiano post 1929 che viene ancora insegnato nelle università di economia.

Provo a descrivervi cosa sta succedendo sulle competenze come lo aveva descritto il sito con “l’esempio del sushi”.ludwig_von_mises_t_shirt-p235989116229068331zjmwv_400

“….immaginiamo di essere su un isola tropicale in cui 100 indigeni vivono in perfetto equilibrio economico da secoli, lavorando il numero giusto di ore la settimana e godendosi il paesaggio, la famiglia e le relazioni. Gli indigeni vivono con il ritmo della natura, mangiano tutti ad esempio 5 sushi al giorno e ognuno partecipa alla produzione del cibo, ognuno si procura nel tempo libero quello che serve per la casa dalle ricchezze naturali dell’isola. Quindi le competenze sono cos’ distribuite mediamente 25 persone pescano con barche con le vele auriche come ancora oggi capita i quei paesi, 25 fanno manutenzione delle barche e le sostituiscono per usura, 25 coltivano il riso, 25 tagliano il pesce e preparano il sushi. Tutti vivono in armonia finché fa naufragio sull’isola sperduta un economista, portando con se una barca a motore. Sopponiamo che la lingua non sia un problema, e l’economista parlando con le persone le convinca che esiste la possibilità di migliorare la loro vita e la quantità di cibo utilizzando la barca a motore invece delle vele. Insegna a produrre benzina con etanolo e cominciando ad usare la barca a motore i pescatori sono più efficienti, aumenta la disponibilità di pesce così aumenta anche quella del riso e quelli che producono il sushi ne producono di più. Quelli che facevano manutenzione alle barche imparano a gestire e riparare per piccoli guasti il motore e produrre benzina da etanolo. Tutti ora sono più ricchi, mangiano 6 sushi al giorno poi 7 sushi al giorno e hanno sempre meno tempo da dedicare a se stessi ed ai propri effetti. L’economista poi senza fare niente riceve anch’esso 7 sushi al giorno per l’idea. Tutto va bene e la crescita di produzione è continua…finché dopo un po’  di anni nessuno sa più come si costruiscono e si riparano le vele , mentre il motore è tenuto bene perché è un valore importante per la comunità. Un bel giorno il motore si rompe irreparabilmente e mancando i ricambi….non si può più pescare, nessuno sa più costruire le vele, ripararle o navigare a vela. Da 7 sushi al giorno si passa rapidamente al razionamento del cibo, procurato con le poche barche ancora funzionanti e da poche persone anziane in grado di usarle…è la crisi, ci vuole un po’ di tempo in cui tutti mangiano meno di 4 sushi al giorno per trasferire le competenze e riequilibrarle in modo che si ritorni dalla pesca a motore a quella a vela ed il processo porta dopo anni la situazione alla stabilità precedente...."  Ovviamente potete immaginare che fine hanno fatto fare all’economista.

La morale della storia è questa: gli economisti, i governi, le banche dell’era industriale hanno per anni incitato alla crescita continua ed oggi stiamo pagando i conti, per avere modificato competenze stili di vita con il consumismo dei beni che allontana l’uomo dai ritmi della natura. La crescita continua non esiste, non sta scritto che il PIL e la ricchezza devono sempre crescere, sarebbe molto meglio la stabilità ma la ricchezza distribuita.

libroNon è una teoria che parte dal comunismo anzi è esattamente l’opposto, è la teoria del capitalismo liberista non governato da governi e banche centrali con la stampa della moneta e la gestione dei tassi di interesse….trovate tutto su www.usemlab.com

Quello che interessa qui è il concetto di cambio di competenze. Sia nel caso di evoluzione tecnologica che di regressione eventuale. Più velocemente si trasmettono le competenze, si creano nuovi mestieri o si riprendono mestieri antichi più in fretta si reagisce alla crisi e si ristabilisce un equilibrio economico, sperando che oggi le persone abbiano compreso che la crescita “drogata” dalle banche con i tassi di interesse e dalla stampa della moneta per favorire i governi (in primis gli USA) ha solo creato disastri.

martedì 17 luglio 2012

Affrontare la crisi. Quali opportunità per le PMI  per favorire lo sviluppo di Impresa.
L'attuale scenario economico e sociale ci racconta storie di imprese che stanno affrontando serie difficoltà. Le previsioni per il 2012 e il 2013 sono tuttora piuttosto negative. Quali sono le attuali difficoltà che le PMI si trovano ad affrontare e quali potrebbero essere le modalità e gli strumenti che potrebbero utilizzare per la propria sopravvivenza.